Un altro emozionante weekend di team building passato assieme ai volontari di TEDxVicenza, che anche in questa seconda occasione hanno voluto cimentarsi con passione e coraggio nelle prove che ho proposto durante la due giorni.
Con me c’era Paola Ferrario, formatrice esperienziale, che ha condotto una fase molto formativa e divertente, quella delle Carton Boat.
Nel fantastico contesto del lago di Garda, abbiamo gettato le basi per iniziare un altro strepitoso anno di preparazione agli eventi che costelleranno il calendario 2017/2018, quando andrà in scena la quarta edizione di TEDxVicenza.
Anche questa volta, seppur con obiettivi e metodologie diverse rispetto al team building invernale, il gruppo (e anche i formatori, perché non si finisce mai di imparare) ha sperimentato situazioni di “scarsa comodità”: esercizi di progettazione al tavolo, prove pratiche di costruzione delle Carton Boat, riflessioni su metodo e realizzazione di un nuovo modo di pensare e confrontarsi.
Uscire dalla zona di comfort: impresa coraggiosa e appagante
Come spesso accade nei contesti di team building, le persone sono state messe alla prova e, grazie a una forte voglia di partecipare e di mettersi in gioco, sono entrate in aree di conoscenza del gruppo stesso ancora poco note ed esplorate. Questa situazione, creata con gli esercizi e i giochi da noi formatori progettati, ha permesso alle persone di sperimentarsi, di confrontarsi e di capirsi di più.
Lo “slancio” che possiedono i ragazzi di TEDxVicenza non è certo comune: lo dimostra la volontà non solo di organizzare un weekend formativo, ma anche (e soprattutto) di partecipare con tanto entusiasmo alle attività, rendendo i momenti passati insieme istruttivi e di ispirazione.
Imparare a riconoscere gli stati d’animo del gruppo
L’apprendimento più importante che il gruppo ha avuto modo di “portarsi a casa” è stato questo: imparare a fermarsi un momento e guardare cosa succede attorno in termini di “vissuto emotivo”, scrutando gli altri negli occhi per impostare una nuova comunicazione in base alla situazione che l’intero gruppo sta vivendo. Anche le popolazioni andine Quechua – abituate per tradizione a correre e non camminare – ogni tanto si fermano per “aspettare la propria anima”, quell’anima che nella fretta è rimasta forse un po’ indietro.
Ho visto dunque un gruppo che, come molti, corre verso la meta, ma che per potersi sentire più forte ha avuto bisogno di fermarsi un po’ ad assaporare le diverse opinioni, posizioni e pareri presenti nel gruppo stesso.
Cos’è successo? Il gruppo ha fatto un salto in avanti, ha considerato importante non solo l’obiettivo ma la strada per arrivarci. È stata data, quindi, una nuova importanza anche al percorso e non solo alla meta.
Un confronto personale per crescere
Durante le attività della domenica (il secondo giorno), complice un bel porticato e un’arietta estiva che ci accarezzava, il gruppo si è confrontato in modo ancor più introspettivo, tramite un gioco formativo volto a far emergere a ciascuno le proprie opinioni sugli altri.
Tanta l’emozione nello scrivere e poi nel dire agli altri cosa si pensa di loro in termini attuali e di futuro.
Questa parte, giocosa ma allo stesso tempo formativa, ha permesso alle persone di entrare a un livello di conoscenza ancor più profondo. Mi è capitato altre volte di utilizzare questo metodo e devo dire che il risultato (se il gruppo è pronto per svolgere questa attività) aiuta sempre i partecipanti. Magari non subito, ma sicuramente nel periodo a lungo-medio termine. Sono certo che dopo alcune settimane di “sedimentazione”, in molti di loro si metteranno in moto pensieri che aiuteranno a interpretare ciò che accade con quella che mi piace chiamare “una nuova pensabilità”.
Sono stato felice di aver potuto passare del tempo con queste persone magnifiche, che sanno rinnovarsi a una velocità fuori dalla media, capaci di accogliere i cambiamenti di ciascuno all’interno del gruppo e sempre proiettate, con passione, verso nuove avventure.
Federico Mazzucchelli
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